Uno scambio equo?

Dopo alcuni giorni era riuscito finalmente a trovare una soluzione per quel carico mercantile che non riusciva ad arrivare nelle Terre dell’Ovest. Ma ciò non voleva dire che i problemi fossero finiti lì. Se qualcuno gli avesse detto, anni addietro, che si sarebbe ritrovato Lord di Castel Granito e a doversi subire ogni lamentela da parte dei cittadini, anche per una capra morta in circostanze misteriose, avrebbe riso di gusto ma non avrebbe mai lasciato la vita di mare.
A volte la rimpiangeva fortemente. Ma ormai aveva il sedere ben salto al seggio di Castel Granito, con il fantasma di Twyin Lannister che si rigirava dentro la tomba per ciò che era costretto a vedere.
A volte la vita sapeva essere imprevedibile e lui lo sapeva bene. Serwin camminava in sella al suo cavallo con andatura moderata per la strada che conduceva a Castel Granito, dove c’era una piazza cittadina dove alla taverna si riuniva la gente del posto, scesa la sera.
E decise che si sarebbe fatto una bevuta prima di tornare a casa. Era insolito ritrovarsi il Lord reggente a bere ad una taverna, perciò lo guardavano dall’alto verso il basso, ma era pur sempre un uomo di mare semplice. E ringraziò i sette di non dover avere il pensiero di una corona che pesava sulla testa.
Lanciò due monete al garzone della taverna e ordinò del vino. Aveva bisogno di rilassarsi, con quello e anche con altro magari. Da in fondo alla taverna, infatti, notò alcune belle ragazze con delle profonde scollature. E non faticò molto ad indovinare il loro mestiere.

Mentre stava prendendo tra le mani il boccale di vino che aveva ordinato, un rumore proveniente alla sua destra, attirò al sua attenzione. Nel momento in cui girò lo sguardo verso quella direzione, vide un uomo ruzzolare a terra come un gomitolo che veniva rovesciato al suolo. Sgranò gli occhi, alzando anche un sopracciglio, un po' perlpesso da cosa l’avesse colpito. Non ci volle molto a saperlo, visto che il suo sguardo vagò per ciò che c’era oltre la figura dell’uomo che rotolava a terra e si stupì di gran lunga nel vedere che era… una donna.
Per i Sette Dei!
O le Terre dell’Ovest erano cadute così in basso… oppure, quella in realtà proveniva dai Sette Inferi e faceva paura a tutti.
“Beh, non a me.” Pensò, bevendo qualche sorso del suo vino, prima di poter fronteggiare il capo di una banda, a quanto riusciva a vedere.
Aiutò quel povero uomo, troppo ubriaco, a rialzarsi e a raggiungere l’uscita della locanda in sicurezza, prima di togliere il coltello che si era piantato nella colonna di legno del locale. -Vedo che ci sai fare con le lame taglienti.- Commentò, rilanciandolo alla proprietaria.
-Che cosa ti avrà fatto mai quell’uomo per minacciarlo così?!- Le disse, senza menzionare chi fosse o che ruolo ricopriva. Vedere le persone da un’altra prospettiva, simile a quella che aveva quando navigava per mare, gli permetteva di conoscerle ancora prima di stringerle la mano.

Ghignò appena, appoggiando le spalle ad una colonna di legno e osservando quella donna dalla testa ai piedi. Non era più abituato ad un linguaggio simile, benché meno da parte di una donna. Era stato sommerso da troppo tempo da gonne, occhi da cerbiatto e risatine civettuole. Da quando era diventato Lord di Castel Granito era sommerso da visite di Lord di quest’ultimi in età da marito.
Ma niente delle loro maniere raffinate e per niente sfacciate, lo intrigavano come una conversazione come quella che stava avendo.
Ah, che fortuna essere passato per quella taverna!
- Sono tutto tranne che eroe, te l’assicuro. - Commentò appena, divertito, in risposta a quello che la donna gli stava inveendo contro.
Rise, dopo, sentendo il seguito delle parole della donna.
-Bhè, rossa… non mi dire che sei gelosa. Non ti addice. - La prese in giro con fare scherzoso, ma anche abbastanza malizioso, alzando anche un sopracciglio. -Anche perché prediligo qualcosa di più… selvaggio. - Aggiunse, lasciando andare un’occhiata in più sulla scollatura della donna.
Beh, solo un Lannister è capace di pagare i propri debiti, a quanto pare. Pensò, inerente al povero uomo che se ne era andato via dalla locanda con la coda tra le gambe.

Ancora prima di poterle dare il tempo di tirargli quel calcio in mezzo alle gambe che gli avrebbe fatto vedere le stelle, la prese dal braccio e glielo girò sulla schiena, facendola aderire al suo petto e trovandosi a guardare i suoi capelli rossi più da vicino. Fece finta di pensare a qualcosa, mugugnando appena, facendo poi scoccare la punta della lingua sul palato. -Troppo lenta, mi dispiace. - Le disse, ironico, lasciandola andare prima che gli uomini con lei potessero andargli addosso. La spinse appena lontana da lui, in modo che non potesse riprovarci facilmente a mollargli un altro colpo.
Rise appena quando la sentì dire che prediligeva qualcosa di più forte, ma maggiormente quando sentì che l’aveva scambiato per un Lord di una casa vassallo. Riavviandosi il mantello, alla luce delle candele della taverna, si illuminò lo stemma inciso sopra d’argento, con il leone rosso rampante dei Reyne. Serwin la guardò con un sopracciglio alzato. -Non penso. - Commentò in risposta, facendo poi un lieve inchino rispettoso. -Sono Serwin Reyne, Lord di Castel Granito. Per servirla, mia Signora. - Sapeva che gli avrebbe riso in faccia per quel gesto e quelle parole ma era un modo per vantarsi del suo titolo e di ciò che era divenuto, dopo una fuga e un esilio assurdo.

Sentirla così selvaggia e allo stesso tempo in trappola, lo divertiva parecchio, tanto che Serwin rise nel mentre la tratteneva ancora attaccata a lui. Quando mollò la presa poi, era certo che da lì a poco sarebbe partita una sorta di rissa. Mentalmente contò fino a cinque, in modo molto lento per vedere sia la reazione della donna che quella degli uomini che l’accompagnavano.
Fosse stato per quest’ultimi, sicuramente, si sarebbero già buttati addosso a lui, ma il loro capo sembrava un tipo tosto, anzi, tosta… una che voleva vedersele da sola le proprie questioni. Serwin mise sulle labbra un ghigno soddisfatto, nel vederla con qualche capello rosso alzato, lo sguardo incupito e indiavolato. Poi, ad un tratto, rise. Come aveva immaginato, l’aveva fatto alla sua presentazione.
Ciò che ne seguì dopo, a chiunque, avrebbe dato fastidio. Tipo gli uomini dietro di lei che iniziarono ad intonare la famosa “pioggia di Castamare”. Ma lui restò impassibile, dinanzi a quella palese presa in giro. Scrollò le spalle alla domanda della donna. -Evidentemente… non tutti. - Le disse, con una certa soddisfazione nel tono di voce. - Ascolta… chiudiamo questa questione? Quell’uomo ti deve dei soldi, no?! Quanto? - Le chiese, mettendo le mani sui fianchi e attendendo una sua risposta.

Quella donna stava giocando con lui come il gatto con il topo. Un gioco che iniziava a stancarlo, a dire il vero. Sentiva il bisogno di tornare nel suo castello, di riposarsi dopo il viaggio e di passare al giorno seguente. Tuttavia, non poteva di certo permettere che un uomo, cittadino delle Terre dell’Ovest, fosse minacciato da estranei che non appartenevano a quel luogo. Si chiese, infatti, nel mentre vedeva la donna girargli intorno, da dove potesse mai venire per avere una tempra così forte. Escludeva a priori il Nord, anche se sapeva che lì le donne erano fredde e toste come il ghiaccio. Lei sembrava più… calorosa? Sì, poteva essere il termine giusto.
Ghignò appena, mettendo le mani sui fianchi. -Io non sono un Lannister. Non ho mai detto che avrei pagato il debito… in modo monetario. - Gli disse, facendogli notare con ironia quel particolare. Aveva chiesto quanto quell’uomo gli dovesse, non che l’avrebbe pagato lui.
Lui aveva un altro motto personale. Se gli accordi a parole non trovano conclusione, utilizza una spada. Un po' troppo saggia per lui, forse, ma efficace.
Il leone rosso di Castel Granito annullò le distanze dalla donna dai capelli rossi, arrivandole vicinissimo. -Ti proprongo un duello. Se vinco io, lascerai queste terre e dimenticherai anche il debito. Se perderò, beh... non ti ostacolerò oltre.- Propose, sentendo già le mani fremere al solo pensiero di prendere in mano la sua daga. Non le avrebbe fatto troppo male, voleva semplicemente darle una giusta lezione.

Come aveva immaginato, la donna non rifiutò, anzi, ci fu un leggero guizzo malizioso e combattivo nel suo sguardo. Cosa che lo affascinò, per un certo verso. Non si incontrava tutti i giorni una donna con la quale battersi. Nel vedere la lancia che tirò fuori, probabilmente dall’angolo vicino, li venne in mente solo un posto dove insegnavano a battersi con la lancia ed era Dorne. Aveva davanti a sé una dorniana, dunque? Magari era una Sand. Ma non ne era così sicuro alla fine.

Ghignò appena, tirando fuori la sua daga ben affillata. Uscì dalla locanda sotto lo sguardo dei presenti che restarono seduti e anche del proprietario. Non appena la vide fuori, rigirò tra le mani la sua arma.
-E’ strano trovare una dorniana da queste parti. - Azzardò a dirle, mettendosi un poco lontano da lei e ben pronto ad iniziare. La lancia della sua avversaria era lunga e si chiese come facesse, essendo di una corporatura non proprio robusta, a maneggiarla.
-Io sono pronto. - Annunciò, mettendosi in guardia. Da gentil uomo avrebbe dato alla donna la prima mossa, l’onore di iniziare. Del resto, prima le Signore.